Agamènnuni
2021-07-09

Venticinque secoli fa, Eschilo scrisse il tragico destino di Oreste, quell’uomo che nel cancellare la vita dei progenitori, rifiutò il dispotismo teocratico negatore della ragione e della libertà dell’uomo, affermando, per la prima volta nella storia, lo stato di diritto e un nuovo ordine di democrazia.

E proprio venticinque secoli dopo, all’indomani di un terremoto che ha cancellato 14 città nella Valle del Belìce, si riproponeva nuovamente in Sicilia il tema del riscatto da miserie, antiche e nuove, e da una sorte di emarginazione e violenza.
Nel 1983, per celebrare la rifondazione della città e segnare l’alba di un destino tutto da riscrivere, sulle rovine della distrutta Gibellina, novella Troia e immaginario Palazzo degli Atridi, Ludovico Corrao riproponeva la recita dell’Orestea nel ‘siciliano poetico’ ideato da Emilio Isgrò: un vigoroso messaggio di rinascita culturale per tutti i popoli minacciati dai sismi della storia e dai non meno potenti terremoti di civiltà operati dalla guerra.L’Orestea segna idealmente l’inizio di una profonda germinazione di incontri culturali tra artisti, architetti, musicisti, poeti, contadini, artigiani, operai, donne e giovani che insieme rifondano la città e riscoprono l’eternità di Arte e Bellezza: alla riscoperta delle radici della loro identità e della loro storia per approdare finalmente al genius loci nella nuova terra promessa, edificata dopo quattordici anni di esilio.

Per questo oggi abbiamo immaginato una rilettura dell’Agamènnuni dall’Orestea di Emilio Isgrò, affidandola alla voce di Vincenzo Pirrotta e alle percussioni, magiche, uniche, di Alfio Antico.

 

info: https://www.fondazioneorestiadi.it/eventi/lorestea-di-gibellina/

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